Sono quasi 870 milioni le persone vale a dire una su otto, che nel biennio 2010-2012 hanno sofferto di malnutrizione cronica, denuncia il nuovo rapporto ONU sulla fame nel mondo. La maggior parte delle persone vive nei Paesi in via di sviluppo e rappresenta il 15% della loro popolazione complessiva, mentre i restanti 16% vivono in Paesi sviluppati. Sono circa quarantamila le holding nel mondo che controllano circa 150.000 società chiamate filiali consociate. Le multinazionali controllano il 75% del commercio mondiale. Le prime 600 multinazionali del mondo controllano circa il 25% della produzione mondiale. Circa il 90% di esse è localizzato al Nord. Hanno un fatturato pari alla metà del prodotto mondiale. Sono queste multinazionali il cuore pulsante della globalizzazione. Anzi, la globalizzazione è nata per servire interessi precisi di queste multinazionali. Il primo interesse è commerciale, le merci vanno collocate ovunque nel mondo. Il secondo interesse è quello di poter trasformare ogni risorsa naturale in merce. Il terzo interesse è quello di poter usare qualsiasi tecnologia, biotecnologia, Ogm, senza rispetto di alcun vincolo. La globalizzazione è nata dunque, perchè le imprese affermatosi sono multinazionali. Con la globalizzazione i Paesi che ospitano le economie più deboli, sono diventati terra di conquista delle grandi multinazionali. Le grandi multinazionali hanno spostato la produzione, in questi Paesi, dove pur di avere opportunità di lavoro, gli abitanti hanno accettato qualsiasi stipendio; dove pur di ospitare un'industria le autorità hanno chiuso un occhio, sui diritti dei lavoratori, sulla sicurezza sull'ambiente. Con la delocalizzazione , si è creata inoltre una situazione paradossale: Nella Nazione di origine delle multinazionali, proprio per la delocalizzazione, il lavoro è incominciato a scarseggiare. Per essere operative, le multinazionali hanno bisogno, che gli Stati si mettano d'accordo su Trattati precisi che garantiscano il liberismo, per un mondo, il loro mondo, senza ostacoli. L'Organizzazione Mondiale del Commercio, più nota come WTO, è il grande motore della globalizzazione. Con la nascita del Wto, il commercio viene messo al disopra di tutto. Tutto ciò che compone la nostra esistenza, viene trasformato in merce di scambio, dall'istruzione, alla salute, dalla cultura ai servizi bancari. Inoltre gli Stati membri, perdono sempre più potere, con il progressivo trasferimento della loro sovranità democratica al Wto. Nel mondo globalizzato le multinazionali delocalizzano, non solo per pagare stipendi più bassi, assicurare ai dipendenti minore sicurezza sul lavoro, ottenere facilitazioni di ogni genere da governi attratti dalla prosperità che ci si immagina sia legata allo sviluppo industriale. Ma delocalizzano per portare l'inquinamento altrove, in Stati dove non si guardi troppo per il sottile e dove la coscienza ambientale non esiste ancora. Cosi, oltre alle tre piaghe mortali della fame, delle malattie e dell'ignoranza il Sud del mondo sta anche diventando la spazzatura della terra. Tutto ciò che sarebbe impossibile al Nord, diventa possibile in questa terra di nessuno, tra queste genti senza diritti che da seicento anni pagano letteralmente sulla loro pelle, la prosperità di cui i potenti godono, e che non sembra loro mai sufficiente. Per risolvere i problemi globali, finanzieri miliardari e imprenditori che quotidianamente, attingono acqua al mulino della globalizzazione, e che sono essi stessi portatori di povertà nel mondo, si inventano la figura dell'imprenditore sociale. Investono denaro per cercare di introdurre la tutela della natura e i progetti di istruzione nel mondo che loro stessi per altre vie rendono giorno per giorno più povero. Non si definiscono più filantropi tradizionali ma filantropi del rischio. E alcuni di loro hanno portato agli estremi gli utili sociali.* Pierre Omidyar, fondatore di ebay, ha unito la sua Omidyar Foundation filantropica alla Omidyar Network, che fa investimenti a scopo di lucro. Nel 2006 l'Omidyar ha ceduto 100 milioni di dollari in azioni ebay alla Tufts University per un programma di microfinanza per i poveri dei paesi sviluppati. Tufts sta cercando un ritorno nel suo programma del 9% per cento o anche più. Insomma i nuovi filantropi prendono le lezioni fondamentali che hanno imparato come imprenditori e le riapplicano nell'imprenditoria sociale, baipassando le grandi organizzazioni non-profit per le loro opere di bene. Cosa sta succedendo? I ricchi donatori figli del capitalismo finanziario, fautori della globalizzazione, anche nella filantropia si sono spinti troppo oltre. Si presentano sempre più spesso nelle sedi delle comunità delle città povere, cercando di gestirli come fossero loro aziende. E' la filantropia fanatica del controllo, la nuova filantropia della globalizzazione.
cfr: *Tratto da Fantastilioni di Robert Frank Isbn Edizioni
cfr: *Tratto da Fantastilioni di Robert Frank Isbn Edizioni
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