La criminalità organizzata è un fenomeno sociale e criminale, non è emergenziale, è un fenomeno costitutivo. Mafia, camorra e 'ndrangheta si sono infiltrate nelle disuguaglianze sociali, hanno fatto affari con i ricchi, è questo il caso dei rifiuti, e si sono poi rivolte ai deboli per la manovalanza.
Di seguito riporto uno stralcio di Rifiuti spa di Legambiente, dal quale appare chiaro che gli scarichi illegali di rifiuti sono avvenuti anche al Nord.
Le rotte, ieri e oggi
Di seguito riporto uno stralcio di Rifiuti spa di Legambiente, dal quale appare chiaro che gli scarichi illegali di rifiuti sono avvenuti anche al Nord.
Le rotte, ieri e oggi
I
flussi illegali di rifiuti, continuano a girare da un
capo all’altro dello Stivale
alimentati
dai trafficanti di professione, che dall’attuale crisi economica hanno tratto
semmai nuovo
vigore.
In momenti come questi, i servizi a basso costo della “Rifiuti spa” sono
richiestissimi.Una holding criminale che risulta essere sempre più
strutturata,
avvinghiata
come una sanguisuga al tessuto economico e produttivo, capace di muoversi su
più
fronti,
stringere nuovi accordi e consolidarne vecchi, rinforzando il suo tratto
manageriale e
imprenditoriale.
Il “giro-bolla” continua ad essere il metodo classico
utilizzato dai
trafficanti,
dove l’arte di falsificare i codici Cer che accompagnano gli scarti nei
loro movimenti è
sempre
più affinata. E non è certo un caso se nei controlli delle forze di polizia ai
carichi di rifiuti
movimentati
su strada o via mare i codici più esibiti dai trasportatori sono quelli
relativi a materie
prime
seconde o imballaggi: spesso solo un trucco per nasconde il traffico illegale
di sostanze molto
velenose.
Ciò
che è cambiato negli ultimi anni nello scenario della Rifiuti Spa sono invece
le rotte, non più
quasi
prevalentemente nord-sud, ma sempre più circolari, coinvolgendo tutte le
regioni (con l’unica
eccezione
della Valle d’Aosta) e proiettandosi – come si è appena visto – pure su scala
mondiale.
La
prova di ciò è nelle procure coinvolte nelle inchieste ex art. 260: delle 85
totali, 29 sono del
Nord,
26 del Centro, 30 del Sud. Così capita pure che la monnezza della Lombardia
finisca in
provincia
di Napoli (inchiesta Eurot), quelli pugliesi in Emilia Romagna (inchiesta Clean
cars),
mentre
quelli abruzzesi finiscono in Grecia e Turchia (inchiesta Emelie) e così
all’infinito.
Un
fenomeno molto esteso, quindi, che non si può vincere solo con il ricorso agli
strumenti
repressivi,
a colpi di arresti e sequestri, ma chiede, oltre a un rafforzamento dei
controlli preventivi,
l’intervento
attivo delle forze economiche e delle loro rappresentanze sindacali, della
politica e
dunque
delle Istituzioni - ad ogni grado e livello - delle associazioni, dei cittadini.
Senza questo
scatto
in avanti sarà difficile vincere la dura lotta alla Rifiuti Spa.
I sequestri
Cresce
il volume di rifiuti destinati allo smaltimento illecito e finiti sotto
sequestro. Solo nel 2010 –
sommando
i quantitativi sequestrati in 12 delle totali 30 inchieste (mancando i dati
delle altre) – gli
inquirenti
hanno messo le mani su un totale che supera i 2 milioni di tonnellate di
monnezza (per
l’esattezza
2.054.545): considerando che un tir trasporta in media 25 tonnellate a carico,
significa
che
se ne sono messi in cammino 82.181. Uno dietro l’altro fanno una strada
che da Reggio
Calabria
arriva quasi a Milano (1.117
chilometri ).
Estendendo
il dato su un arco temporale che risale agli ultimi dieci anni, quindi relative
alle
inchieste
condotte dal 2002 ad oggi, si conferma uno scenario di assoluta gravità. In 89
indagini su
191,
cioè meno della metà di quelle effettuate, le forze dell’ordine hanno
sequestrato più di 13
milioni
e 100 mila tonnellate di rifiuti: una strada di 1.123.512 tir, lunga più di
7 mila chilometri,
(l’intera
rete autostradale italiana ne misura 7.120). Tutto ciò – è bene sottolinearlo –
senza
considerare
in alcun modo le discariche abusive che giornalmente vengono sequestrate dalle
forze
di
polizia, ricadenti in attività extra art. 260.
Le
cifre appena citate sono il frutto di un grande lavoro svolto dalla
magistratura e dalle forze
dell’ordine
che possono contare su ottimo strumento
normativo, l' art. 260, e un know how investigativo sempre più perfezionato.
Risultati che
hanno
consentito di affrontare a muso duro i trafficanti, svelarne la vera faccia, le
strategie, le
complicità:
i boss con gli imprenditori, gli avvocati con i chimici e i faccendieri, i
trasportatori con i
proprietari
di discariche o di terreni agricoli, i funzionari pubblici con i politici.
Nessun segreto li
protegge
più. Mai come nel caso dei rifiuti, la scena del crimine si è rivelata
affollata di personaggi
di
questo tipo, che rimandano a quell’economia canaglia che prende corpo e
sostanze in infinite
indagini
giudiziarie. Oltre ad allungare i termini di prescrizione e consentire
rogatorie
internazionali,
il delitto in questione ha dato agli investigatori adeguati strumenti
investigativi, in
primis
le intercettazioni telefoniche e ambientali. Queste, infatti, si sono rivelate
indispensabili nel
risalire
l’intera filiera criminale, mettere con le spalle al muro i veri capi delle
holding, colpire la
testa
e non solo i bracci.
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