lunedì 17 marzo 2014

La criminalità organizzata si infiltra nelle disuguaglianze sociali


La criminalità organizzata è un fenomeno sociale e criminale, non è emergenziale, è un fenomeno costitutivo. Mafia, camorra e 'ndrangheta si sono infiltrate nelle disuguaglianze sociali, hanno fatto affari con i ricchi, è questo il caso dei rifiuti,  e si sono poi rivolte ai deboli per la manovalanza.
Di seguito riporto uno stralcio di Rifiuti spa di Legambiente, dal quale appare chiaro che gli scarichi illegali di rifiuti sono avvenuti anche al Nord.

Le rotte, ieri e oggi
I flussi illegali di rifiuti, continuano a girare da un capo all’altro dello Stivale
alimentati dai trafficanti di professione, che dall’attuale crisi economica hanno tratto semmai nuovo
vigore. In momenti come questi, i servizi a basso costo della “Rifiuti spa” sono richiestissimi.Una holding criminale che risulta essere sempre più strutturata,
avvinghiata come una sanguisuga al tessuto economico e produttivo, capace di muoversi su più
fronti, stringere nuovi accordi e consolidarne vecchi, rinforzando il suo tratto manageriale e
imprenditoriale.
Il “giro-bolla” continua ad essere il metodo classico utilizzato dai
trafficanti, dove l’arte di falsificare i codici Cer che accompagnano gli scarti nei loro movimenti è
sempre più affinata. E non è certo un caso se nei controlli delle forze di polizia ai carichi di rifiuti
movimentati su strada o via mare i codici più esibiti dai trasportatori sono quelli relativi a materie
prime seconde o imballaggi: spesso solo un trucco per nasconde il traffico illegale di sostanze molto
velenose.
Ciò che è cambiato negli ultimi anni nello scenario della Rifiuti Spa sono invece le rotte, non più
quasi prevalentemente nord-sud, ma sempre più circolari, coinvolgendo tutte le regioni (con l’unica
eccezione della Valle d’Aosta) e proiettandosi – come si è appena visto – pure su scala mondiale.
La prova di ciò è nelle procure coinvolte nelle inchieste ex art. 260: delle 85 totali, 29 sono del
Nord, 26 del Centro, 30 del Sud. Così capita pure che la monnezza della Lombardia finisca in
provincia di Napoli (inchiesta Eurot), quelli pugliesi in Emilia Romagna (inchiesta Clean cars),
mentre quelli abruzzesi finiscono in Grecia e Turchia (inchiesta Emelie) e così all’infinito.
Un fenomeno molto esteso, quindi, che non si può vincere solo con il ricorso agli strumenti
repressivi, a colpi di arresti e sequestri, ma chiede, oltre a un rafforzamento dei controlli preventivi,
l’intervento attivo delle forze economiche e delle loro rappresentanze sindacali, della politica e
dunque delle Istituzioni - ad ogni grado e livello - delle associazioni, dei cittadini. Senza questo
scatto in avanti sarà difficile vincere la dura lotta alla Rifiuti Spa.

I sequestri
Cresce il volume di rifiuti destinati allo smaltimento illecito e finiti sotto sequestro. Solo nel 2010 –
sommando i quantitativi sequestrati in 12 delle totali 30 inchieste (mancando i dati delle altre) – gli
inquirenti hanno messo le mani su un totale che supera i 2 milioni di tonnellate di monnezza (per
l’esattezza 2.054.545): considerando che un tir trasporta in media 25 tonnellate a carico, significa
che se ne sono messi in cammino 82.181. Uno dietro l’altro fanno una strada che da Reggio
Calabria arriva quasi a Milano (1.117 chilometri).
Estendendo il dato su un arco temporale che risale agli ultimi dieci anni, quindi relative alle
inchieste condotte dal 2002 ad oggi, si conferma uno scenario di assoluta gravità. In 89 indagini su
191, cioè meno della metà di quelle effettuate, le forze dell’ordine hanno sequestrato più di 13
milioni e 100 mila tonnellate di rifiuti: una strada di 1.123.512 tir, lunga più di 7 mila chilometri,
(l’intera rete autostradale italiana ne misura 7.120). Tutto ciò – è bene sottolinearlo – senza
considerare in alcun modo le discariche abusive che giornalmente vengono sequestrate dalle forze
di polizia, ricadenti in attività extra art. 260.
Le cifre appena citate sono il frutto di un grande lavoro svolto dalla magistratura e dalle forze
dell’ordine che  possono contare su ottimo strumento
normativo, l' art. 260, e un know how investigativo sempre più perfezionato. Risultati che
hanno consentito di affrontare a muso duro i trafficanti, svelarne la vera faccia, le strategie, le
complicità: i boss con gli imprenditori, gli avvocati con i chimici e i faccendieri, i trasportatori con i
proprietari di discariche o di terreni agricoli, i funzionari pubblici con i politici. Nessun segreto li
protegge più. Mai come nel caso dei rifiuti, la scena del crimine si è rivelata affollata di personaggi
di questo tipo, che rimandano a quell’economia canaglia che prende corpo e sostanze in infinite
indagini giudiziarie. Oltre ad allungare i termini di prescrizione e consentire rogatorie
internazionali, il delitto in questione ha dato agli investigatori adeguati strumenti investigativi, in
primis le intercettazioni telefoniche e ambientali. Queste, infatti, si sono rivelate indispensabili nel
risalire l’intera filiera criminale, mettere con le spalle al muro i veri capi delle holding, colpire la
testa e non solo i bracci.

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