lunedì 31 marzo 2014

La Massoneria dietro ai rifiuti

Nel 2001 l'Ente Parco ha censito 35 microdiscariche nel territorio protetto su un'area complessiva di 8000 mq, per un totale di 205 tonnellate di rifiuti abbandonati. Oggi il numero è salito ad oltre 80 siti censiti. Nella seduta di martedì 7 ottobre del 1997, davanti alla Commissione d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse, Schiavone dice: Il settore dell'immondizia era gestito come riscossione soldi, dall'avvocato Chianese, il quale era il coordinatore a livello un po massonico e un po politico. Parecchi avevano il grembiulino, vecchi grembiuli. So che Cerci, stava molto bene con un signore che si chiama Licio Gelli. La massoneria dietro all'affare rifiuti? sembra proprio di si. Villa Wanda ad Arezzo è la casa di Licio Gelli che fu il fondatore della loggia P2. Ed è proprio lì che il 4 febbraio del 1991 entrò Gaetano Cerci, accompagnato dall'amico Salvatore Covelli, titolare di un' officina meccanica cui si rivolgeva proprio Gelli. Salvatore Covelli  fu il tramite di quel'incontro. Cosa si dissero il titolare di Ecologia 89 e Gelli? Il pentito Dario De Simone lo spiega cosi: Mi risulta che Cerci incontrò Gelli proprio per discutere di questioni legate ai rifiuti. Me lo riferì proprio Cerci che discusse di questo anche con Bidognetti. Tra i pentiti che accennarono a Gelli ci fu anche Giuseppe Quadraro che dichiarò: Franco Di Puorto mi raccontò del buon esito dell'affare rifiuti e mi disse che era ancora in contatto con Gelli, unitamente al Cerci, per ulteriori carichi di rifiuti dalla Toscana verso il Casertano. Dal riassunto dell'audizione di Agostino Cordova, procuratore della repubblica emerge quanto segue: Nella ricostruzione della Dda, Licio Gelli era necessario per l'accordo in quanto in possesso di una fitta rete di contatti con gli imprenditori del Nord Italia che avrebbero dovuto fornire i rifiuti. Riferì il Presidente Massimo Scalia " Nel corso delle audizioni con Agostino Cordova abbiamo appreso che per interessarsi di rifiuti in Campania bisognava passare per Gelli" ma anche per altri appartenenti a logge massoniche. A chi si riferiva Cordova? Al'imprenditore ligure Ferdinando Cannavale, che aveva partecipato al tavolo con Perrela e Vassallo? A Gaetano Cerci? Ad Altri soggetti i cui nomi sono rimasti sconosciuti?

domenica 23 marzo 2014

BAMBINI VITTIME

" LA mafia ha più paura della scuola che della giustizia, perchè è nella scuola che la Costituzione va vissuta e fatta viva; è nella scuola che la Carta Costituzionale, deve diventare carne, vita concreta". Antonino Caponnetto, uno degli eroi simboli della lotta al crimine organizzato italiano, che guidò il pool antimafia, dopo l'assassinio di Chinnici, a partire dal 1983, insieme a Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Giuseppe Di Lello e Leonardo Guarnotta , era non solo un grande magistrato ma anche un grande educatore. Già anziano, girava le scuole di tutta l' Italia per incontrare i giovani e parlare con loro. E fu a Vigevano che il 14 Aprile del 1994, in una lezione sulla legalità Antonino Caponnetto, pronunciò la frase " La mafia teme la scuola più della giustizia", perchè aveva capito che il cancro mafioso non lo sconfigge solo nelle aule di tribunali, ma occorre affrontarlo ben prima , nei banchi di scuola e nelle strade ogni giorno. Scuola, che i muschilli, raccontati da Giancarlo Siani nel suo ultimo articolo del 22 Settembre del 1985, hanno lasciato dopo la terza media, per fare la guardia alle piazze di spaccio. Addestrati a stare all'erta ogni giorno e notte per turni di sei ore di fila. Addestrati all'uso di Kalashikof e mitraglie, sfamati con pizzette, crocchè, frittatine, fornite da qualche rosticceria del posto, rivestono un ruolo determinante nell'affare droga gestito dalle cosche camorristiche. Bambini di camorra, che pagano l'essere figli ad un padre o a una madre, che appartengono alla sfera dei cattivi o dei buoni, poco importa. SONO VITTIME!.

lunedì 17 marzo 2014

La criminalità organizzata si infiltra nelle disuguaglianze sociali


La criminalità organizzata è un fenomeno sociale e criminale, non è emergenziale, è un fenomeno costitutivo. Mafia, camorra e 'ndrangheta si sono infiltrate nelle disuguaglianze sociali, hanno fatto affari con i ricchi, è questo il caso dei rifiuti,  e si sono poi rivolte ai deboli per la manovalanza.
Di seguito riporto uno stralcio di Rifiuti spa di Legambiente, dal quale appare chiaro che gli scarichi illegali di rifiuti sono avvenuti anche al Nord.

Le rotte, ieri e oggi
I flussi illegali di rifiuti, continuano a girare da un capo all’altro dello Stivale
alimentati dai trafficanti di professione, che dall’attuale crisi economica hanno tratto semmai nuovo
vigore. In momenti come questi, i servizi a basso costo della “Rifiuti spa” sono richiestissimi.Una holding criminale che risulta essere sempre più strutturata,
avvinghiata come una sanguisuga al tessuto economico e produttivo, capace di muoversi su più
fronti, stringere nuovi accordi e consolidarne vecchi, rinforzando il suo tratto manageriale e
imprenditoriale.
Il “giro-bolla” continua ad essere il metodo classico utilizzato dai
trafficanti, dove l’arte di falsificare i codici Cer che accompagnano gli scarti nei loro movimenti è
sempre più affinata. E non è certo un caso se nei controlli delle forze di polizia ai carichi di rifiuti
movimentati su strada o via mare i codici più esibiti dai trasportatori sono quelli relativi a materie
prime seconde o imballaggi: spesso solo un trucco per nasconde il traffico illegale di sostanze molto
velenose.
Ciò che è cambiato negli ultimi anni nello scenario della Rifiuti Spa sono invece le rotte, non più
quasi prevalentemente nord-sud, ma sempre più circolari, coinvolgendo tutte le regioni (con l’unica
eccezione della Valle d’Aosta) e proiettandosi – come si è appena visto – pure su scala mondiale.
La prova di ciò è nelle procure coinvolte nelle inchieste ex art. 260: delle 85 totali, 29 sono del
Nord, 26 del Centro, 30 del Sud. Così capita pure che la monnezza della Lombardia finisca in
provincia di Napoli (inchiesta Eurot), quelli pugliesi in Emilia Romagna (inchiesta Clean cars),
mentre quelli abruzzesi finiscono in Grecia e Turchia (inchiesta Emelie) e così all’infinito.
Un fenomeno molto esteso, quindi, che non si può vincere solo con il ricorso agli strumenti
repressivi, a colpi di arresti e sequestri, ma chiede, oltre a un rafforzamento dei controlli preventivi,
l’intervento attivo delle forze economiche e delle loro rappresentanze sindacali, della politica e
dunque delle Istituzioni - ad ogni grado e livello - delle associazioni, dei cittadini. Senza questo
scatto in avanti sarà difficile vincere la dura lotta alla Rifiuti Spa.

I sequestri
Cresce il volume di rifiuti destinati allo smaltimento illecito e finiti sotto sequestro. Solo nel 2010 –
sommando i quantitativi sequestrati in 12 delle totali 30 inchieste (mancando i dati delle altre) – gli
inquirenti hanno messo le mani su un totale che supera i 2 milioni di tonnellate di monnezza (per
l’esattezza 2.054.545): considerando che un tir trasporta in media 25 tonnellate a carico, significa
che se ne sono messi in cammino 82.181. Uno dietro l’altro fanno una strada che da Reggio
Calabria arriva quasi a Milano (1.117 chilometri).
Estendendo il dato su un arco temporale che risale agli ultimi dieci anni, quindi relative alle
inchieste condotte dal 2002 ad oggi, si conferma uno scenario di assoluta gravità. In 89 indagini su
191, cioè meno della metà di quelle effettuate, le forze dell’ordine hanno sequestrato più di 13
milioni e 100 mila tonnellate di rifiuti: una strada di 1.123.512 tir, lunga più di 7 mila chilometri,
(l’intera rete autostradale italiana ne misura 7.120). Tutto ciò – è bene sottolinearlo – senza
considerare in alcun modo le discariche abusive che giornalmente vengono sequestrate dalle forze
di polizia, ricadenti in attività extra art. 260.
Le cifre appena citate sono il frutto di un grande lavoro svolto dalla magistratura e dalle forze
dell’ordine che  possono contare su ottimo strumento
normativo, l' art. 260, e un know how investigativo sempre più perfezionato. Risultati che
hanno consentito di affrontare a muso duro i trafficanti, svelarne la vera faccia, le strategie, le
complicità: i boss con gli imprenditori, gli avvocati con i chimici e i faccendieri, i trasportatori con i
proprietari di discariche o di terreni agricoli, i funzionari pubblici con i politici. Nessun segreto li
protegge più. Mai come nel caso dei rifiuti, la scena del crimine si è rivelata affollata di personaggi
di questo tipo, che rimandano a quell’economia canaglia che prende corpo e sostanze in infinite
indagini giudiziarie. Oltre ad allungare i termini di prescrizione e consentire rogatorie
internazionali, il delitto in questione ha dato agli investigatori adeguati strumenti investigativi, in
primis le intercettazioni telefoniche e ambientali. Queste, infatti, si sono rivelate indispensabili nel
risalire l’intera filiera criminale, mettere con le spalle al muro i veri capi delle holding, colpire la
testa e non solo i bracci.

sabato 15 marzo 2014

DOVE OSANO I GABBIANI

QUESTE SOLO ALCUNE DELLE AZIENDE CHE HANNO SVERSATO RIFIUTI TOSSICI IN CAMPANIA...È BENE SAPERE ...E CONDIVIDERE ,
► Vari comuni del torinese (Chivasso, Robassomero, Orbassano), ► San Giuliano Milanese e Opera (Milano), Cuzzago di Premosello (Milano), Riva di Parabbiago (Milano), Pianoro (Bologna), Parona (Pavia), Mendicino (Cosenza), San Gregorio (Reggio Calabria), Brindisi, Roma.

► FER.OL.MET Spa impianto di depurazione (via della Pace, 20 – 20098 San Giuliano Milanese, Milano): 21 tonnellate di fanghi, 552 tonnellate di fanghi di verniciatura.

► 22 tonnellate di morchie di verniciatura, resine e fanghi arrivano dalla provincia di Padova.

► TOCCO MAGICO Spa (via Giulio Verne, 21 – 00157 Roma): 25 tonnellate di rifiuti speciali cosmetici scaduti.

► SICAF di Premosello (Novara): 16 tonnellate di scarti di collante acrilico, 50 tonnellate di morchie di verniciatura.

► CENTRO STOCCAGGIO FERRARA di Robassomero (Torino): 79 tonnellate di rifiuti speciali industriali, 13 tonnellate di polveri di amianto bricchettate.

► FONDERIE RIVA Spa (via Vela, 9/A – 20015 Parabbiago, Milano): 1106 tonnellate di scorie e ceneri di alluminio

► Ma la peggiore sembra essere l’ACNA (azienda coloranti nazionali e affini) di Cengio (TORINO) che fu chiusa per rischio socio-ambientale nel 1999.
La fabbrica produceva veleni, sostanze venefiche delle più pericolose: diossine; ammine (composti organici derivanti dall'ammoniaca e contenenti azoto); composti dello zolfo, del cianuro. I fanghi sono stati trasferiti in Campania, a bordo di camion e su navi fatte affondare.

"A Pianura sono arrivate almeno 800 mila tonnellate dei rifiuti di Cengio, azienda per noi emblematica del disastro ambientale causato dal Piemonte." Nicola de Ruggiero, assessore all'ambiente della Regione Piemonte.


di seguito le fonti delle notizie sopra riportate:
http://www.napolionline.or/ g/new/pianura-e-bagnoli-in chiesta-sui-veleni
http://napoli.repubblica.i/ t/dettaglio/Pianura-ecco-i -veleni-delle-aziende-del- Nord/1417393
http://www.repubblica.it/2 008/01/sezioni/cronaca/rif iuti-4/veleni-pianura/vele ni-pianura.html
http://www.globalproject.i/ nfo/it/in_movimento/Soprav viventi/442


mercoledì 12 marzo 2014

L' EURO E LE DISUGUAGLIANZE SOCIALI


              Il 10% delle famiglie più ricche possiede quasi la metà della ricchezza totale dei nuclei familiari italiani. Secondo il rapporto della Banca d'Italia, il 10% delle famiglie più ricche possiede il 46,6% dell'intera ricchezza netta delle famiglie italiane ( era il 45,7% nel 2010). L'ultimo rapporto della Caritas, afferma che è aumentato del 20% il numero delle persone, che chiedono aiuto ai centri di sostegno. Testimonia, inoltre che c'è uno squilibrio tra Nord e Sud Italia, in termini di spesa e di interventi per l'assistenza sociale e quindi per la povertà. Nel Sud Italia la povertà è quattro, cinque volte maggiore rispetto al Nord, un divario che non ha corrispondenti in Europa. Il rapporto afferma che si spende di più per contrastare la povertà nelle regioni laddove ci sono meno poveri, e che gli interventi messi in campo per contrastare la povertà al Sud hanno scarsa efficacia. Tutto questo accade mentre premi nobel per l'economia come Paul Krugman, Milton Friedman, Joseph Stigliz e Amartya Sen dicono che l'Euro è stata una scelta infelice. Nel 1999 Paul Krugman afferma : adottando l'euro, l'Italia si è ridotta allo stato di una Nazione del terzo mondo, che deve prendere in prestito una moneta straniera, con tutti i danni che ciò implica. Nel 1998 Milton Friedman avverte : La moneta unica è un Soviet e Bruxelles e Francoforte, prenderanno il posto del mercato. La spinta all'euro, è stata motivata dalla politica, non dall'economia. Sulla stessa strada Joseph Stigliz : Ci sono vantaggi e svantaggi ad avere un grande mercato come l'Europa. Ma se non lo si può riformare, io non credo che sia poi così male tornare alle vostre vecchie monete. Le unioni monetarie spesso durano soltanto un breve periodo di tempo. Ci proviamo, e o funziona o non funziona. Il regime di Bretton Woods è durato trent'anni. Quando succede è un evento, ma succede, ed è possibile. Amartja Sen non ha dubbi sull'euro. L'euro è stata un'idea orribile. Lo penso da tempo. Un errore che ha messo l'economia europea sulla strada sbagliata. Una moneta unica non è un buon modo per iniziare a unire l'Europa. I punti deboli economici portano animosità, invece che rafforzare i motivi per stare assieme. Hanno un effetto rottura, invece che di legame. Le tensioni che si sono create sono l'ultima cosa di cui ha bisogno l'Europa. E' un dato di fatto che l'Euro ha aumentato la forbice delle disuguaglianze sociali.Un dato su tutti, dal 1992 ad oggi il reddito è sceso del 7%. Non è demagogia o populismo dire che l'euro è uno strumento che così come è non funziona.Scopo principale della BCE è quello di mantenere sotto controllo l'andamento dei prezzi, mantenendo il potere d'acquisto nell'area dell'euro. La BCE esercita, infatti il controllo dell'inflazione nell'area dell'euro, badando a contenere tramite opportune politiche monetarie, il tasso di inflazione di medio periodo a un livello inferiore al 2%.Un ruolo analogo di contenimento dell'inflazione è svolto in America dalla Fed, quest'ultima però a differenza della BCE deve contemporaneamente perseguire l'obiettivo del pieno impiego. Non è demagogia o populismo dire che l'euro è stato salvato ben due volte tra il 2011 e il 2012. Quando la BCE ha erogato due finanziamenti di durata triennale Ltro ( Long term refinancing operations) alle banche europee al tasso dell'1%. In quell'occasione la BCE ha erogato ( prendendo titoli in garanzia) circa mille miliardi di euro in tutta Europa : prestiti in parte già rientrati. Come non è populismo dire che essendo il sistema delle banche un sottosistema economico, fornire liquidità alle banche non è significato fornirla al sistema economico, molti istituti infatti hanno utilizzato i fondi per acquistare titoli a breve termine di Paesi a elevato deficit e secondo alcuni analisti di Reuters, i rimborsi sono legati alla scadenza di alcuni buoni del Tesoro Italiano. Tanto è che molti analisti si aspettano che la BCE  faccia una nuova operazione di Ltro, possibilmente vincolando il prestito all'erogazione di credito da parte delle banche. Sic stantibus rebus, senza riforme al sistema, non faranno altro che aumentare la povertà e le disuguaglianze. Servono pratiche e politiche che consentano di sconfiggere le privazioni o di distribuire i beni. Falsa è l'idea, da questo punto di vista che il mercato da solo sia in grado di soddisfare i bisogni.Oggi il tema della lotta alla disuguaglianza è strettamente legato al sistema di welfare e pertanto alle questioni dell'efficacia/efficienza del sistema di istruzione, di cura, di tutela sociale per tutta la vita, al grado di mobilità sociale, alla distribuzione dei redditi alle opportunità di un lavoro decente, alla famiglia, al capitale sociale e alla gestione del territorio, all'abitare e alla sostenibiltà ambientale. All'uopo la moneta euro andrebbe governata in un ottica di promozione economica e sociale, che significa essenzialmente, poter immettere nel sistema tutta la liquidità necessaria per il buon funzionamento dell'economia e fornire i Governi di tutta la moneta che serve per raggiungere la piena occupazione e promuovere servizi fondamentali. Questo significa recuperare vera sovranità monetaria, e lo si può fare o attraverso riforme strutturali della BCE, o uscendo dall'euro per un ritorno alla moneta nazionale. Quest'ultima ipotesi viene scongiurata dai fidelisti dell'euro, che affermano che un ritorno alla moneta nazionale durante una crisi del debito comporterebbe un'espropriazione dei risparmi, un controllo del capitale che distruggerebbe il commercio, una spirale d'inflazione e un isolamento che ammazzerebbe la crescita. Non so su quale pianeta vivono, la catastrofe senza precedenti che loro annunciano, nei fatti è già in atto.

domenica 9 marzo 2014

POVERTA', GLOBALIZZAZIONE E FILANTROPIA


Sono quasi 870 milioni le persone vale a dire una su otto, che nel biennio 2010-2012 hanno sofferto di malnutrizione cronica, denuncia il nuovo rapporto ONU sulla fame nel mondo. La maggior parte delle persone vive nei Paesi in via di sviluppo e rappresenta il 15% della loro popolazione complessiva, mentre i restanti 16% vivono in Paesi sviluppati. Sono circa quarantamila le holding nel mondo che controllano circa 150.000 società chiamate filiali consociate. Le multinazionali controllano il 75% del commercio mondiale. Le prime 600 multinazionali del mondo controllano circa il 25% della produzione mondiale. Circa il 90% di esse è localizzato al Nord. Hanno un fatturato pari alla metà del prodotto mondiale. Sono queste multinazionali il cuore pulsante della globalizzazione. Anzi, la globalizzazione è nata per servire interessi precisi di queste multinazionali. Il primo interesse è commerciale, le merci vanno collocate ovunque nel mondo. Il secondo interesse è quello di poter trasformare ogni risorsa naturale in merce. Il terzo interesse è quello di poter usare qualsiasi tecnologia, biotecnologia, Ogm, senza rispetto di alcun vincolo. La globalizzazione è nata dunque, perchè le imprese affermatosi sono multinazionali. Con la globalizzazione i Paesi che ospitano le economie più deboli, sono diventati terra di conquista delle grandi multinazionali. Le grandi multinazionali hanno spostato la produzione, in questi Paesi, dove pur di avere opportunità di lavoro, gli abitanti hanno accettato qualsiasi stipendio; dove pur di ospitare un'industria le autorità hanno chiuso un occhio, sui diritti dei lavoratori, sulla sicurezza sull'ambiente. Con la delocalizzazione , si è  creata inoltre una situazione paradossale: Nella Nazione di origine delle multinazionali, proprio per la delocalizzazione, il lavoro è incominciato a scarseggiare. Per essere operative, le multinazionali hanno bisogno, che gli Stati si mettano d'accordo su Trattati precisi che garantiscano il liberismo, per un mondo, il loro mondo, senza ostacoli. L'Organizzazione Mondiale del Commercio, più nota come WTO, è il grande motore della globalizzazione.  Con la nascita del Wto, il commercio viene messo al disopra di tutto. Tutto ciò che compone la nostra esistenza, viene trasformato in merce di scambio, dall'istruzione, alla salute, dalla cultura ai servizi bancari. Inoltre gli Stati membri, perdono sempre più potere, con il progressivo trasferimento della loro sovranità democratica al Wto.  Nel mondo globalizzato le multinazionali delocalizzano, non solo per pagare stipendi più bassi, assicurare ai dipendenti minore sicurezza sul lavoro, ottenere facilitazioni di ogni genere da governi attratti dalla prosperità che ci si immagina sia legata allo sviluppo industriale. Ma delocalizzano per portare l'inquinamento altrove, in Stati dove non si guardi troppo per il sottile e dove la coscienza ambientale non esiste ancora. Cosi, oltre alle tre piaghe mortali della fame, delle malattie e dell'ignoranza il Sud del mondo sta anche diventando la spazzatura della terra. Tutto ciò che sarebbe impossibile al Nord, diventa possibile in questa terra di nessuno, tra queste genti senza diritti che da seicento anni pagano letteralmente sulla loro pelle, la prosperità di cui i potenti godono, e che non sembra loro mai sufficiente. Per risolvere i problemi globali, finanzieri miliardari e imprenditori che quotidianamente, attingono acqua al mulino della globalizzazione, e che sono essi stessi portatori di povertà nel mondo, si inventano  la figura dell'imprenditore sociale. Investono denaro per cercare di introdurre la tutela della natura e i progetti di istruzione nel mondo che loro stessi per altre vie rendono giorno per giorno più povero. Non si definiscono più filantropi tradizionali ma filantropi del rischio. E alcuni di loro hanno portato agli estremi gli utili sociali.* Pierre Omidyar, fondatore di ebay, ha unito la sua Omidyar Foundation filantropica alla Omidyar Network, che fa investimenti a scopo di lucro. Nel 2006 l'Omidyar ha ceduto 100 milioni di dollari in azioni ebay alla Tufts University per un programma di microfinanza per i poveri dei paesi sviluppati. Tufts sta cercando un ritorno nel suo programma del 9% per cento o anche più. Insomma i nuovi filantropi prendono le lezioni fondamentali che hanno imparato come imprenditori e le riapplicano nell'imprenditoria sociale, baipassando le grandi organizzazioni non-profit per le loro opere di bene. Cosa sta succedendo? I ricchi donatori figli del capitalismo finanziario, fautori della globalizzazione, anche nella filantropia si sono spinti troppo oltre. Si presentano sempre più spesso nelle sedi delle comunità delle città povere, cercando di gestirli come fossero loro aziende. E' la filantropia fanatica del controllo, la nuova filantropia della globalizzazione. 
cfr: *Tratto da Fantastilioni di Robert Frank Isbn Edizioni

sabato 8 marzo 2014

Quella coscienza utopica......



GLI ANTICHI MI CHIAMAVANO UTOPIA (  NESSUN POSTO) PER IL MIO ISOLAMENTO; ADESSO SONO EMULA DELLA REPUBBLICA DI PLATONE, E FORSE LA SUPERO, SICCHE' A BUON DIRITTO MERITO DI ESSERE CHIAMATA EUTOPIA 
( LUOGO FELICE )
 Utopia di Thomas More, è tra i pochi libri di cui può dirsi che abbiano davvero inciso sulla storia del mondo. Con esso l'uomo angosciato dalle violenze e dalle dissipazioni di una società ingiusta, levava una protesta che non è mai più stata soffocata. E' un Opera classica nella storia del pensiero politico, tanto che il suo nome è entrato nel linguaggio comune a designare progetti destituiti d'ogni velleità di attuazione pratica immediata e perfino vagheggiamenti impossibili. Un libro che proponeva all'Europa colta, un nucleo di serie e coraggiose critiche alle strutture vigenti dell'aggregato politico sociale e insieme un radicale progetto di riforma della convivenza umana. Thomas More, primo dei riformatori impotenti, chiusi in un mondo troppo sordo e troppo ostile per 
ascoltarli,  insegnava a lottare nel solo modo concesso agli inermi uomini di cultura, gettando ai secoli venturi un'appello, delineando un programma destinato non già a ispirare un'azione immediata ma a fecondare le coscienze. Da allora, quei lucidi realisti che il mondo chiama con termine moreano "utopisti", fanno appunto l'unica cosa che ad essi è data: come naufraghi sulle sponde di remote isole inospitali, gettano ai posteri un messaggio nella bottiglia. Un messaggio che pone gli uomini su un piano di assoluta eguaglianza, ignari da conflitti sociali. Un messaggio che contrasta con il contesto in cui ci troviamo. Un contesto fatto di regole ( o di non regole) finalizzate non al bene della persona ma al profitto, peggio al tornaconto di alcuni. Un contesto dove la democrazia si logora, perchè ai livelli più alti si insiste ad imporre delle priorità che collidono con le reali emergenze ed esigenze dei popoli. Un contesto che ha fatto dire a Papa Francesco ( Veglia di Pentecoste) del 18 maggio 2013 : " Se cadono gli investimenti alle banche tutti a dire che è una tragedia. Se le famiglie stanno male non hanno da mangiare, se la gente muore di fame allora non fa niente. Un contesto quello odierno, in cui andrebbe riscoperta una coscienza utopica capace di individuare una direzione complessiva, un orientamento per questo frangente storico, e capace di sostenere il coraggio di riforme incisive a favore del rispetto della dignità umana. 

sabato 1 marzo 2014

CRISI SUD

Fatti e personaggi che ci sono costati lacrime e sangue e che stanno alla base del divario tra Nord e Sud. 
  • La barba e i baffi finti di Vittorio Emanuele II: La pioggia, all'ingresso di Vittorio Emanuele a Napoli, ne scolorì la barba e i baffi tinti, provocando l'ilarità del popolo accorso per l'occasione. Il Re reagì facendo una scenata, rifiutò il baciamano. Tanto è che non passò molto tempo, che nelle strade dei rioni popolari incominciò a echeggiare il grido " Viva Franceschiello". Per reprimerlo il Ministro degli Interni Liborio Romano scatenò la polizia.
  • Il rapporto del luogotenente Farini al Primo Ministro: " Altro che Italia! Questa è Africa. I beduini a riscontro di questi cafoni sono fior di virtù civile"
  • Cavour che non si fidava dei deputati meridionali: Per dare avvio all'unità e predisporre le strutture fece approvare una legge elettorale che portava le circoscrizioni da 30 a 50.000 abitanti, in modo da ridurre il numero dei deputati. Il diritto di voto era riservato ai cittadini maschi che avessero compiuto 25 anni e pagassero almeno 40 lire d'imposte all'anno. Quelli che votarono furono in misura preponderante del Nord, date le disagiate condizioni economiche del Sud.
  • La scelta protezionistica del 1887: Tra il 1877 e il 1887 ( Governo Depretis), l'Italia aveva adottato nuove leggi di matrice protezionistica sulle tariffe doganali, per proteggere la propria debole industria. Queste leggi andavano a svantaggio delle esportazioni agricole del Sud, avvantaggiando la produzione industriale concentrata al Nord. Secondo Giustino Fortunato con questi provvedimenti si determinò il crollo degli interessi meridionali difronte a quelli dell'Italia Settentrionale. Nella stessa direzione Luigi Einaudi, sottolinò come la forte barriera doganale, del periodo post-unitario assicurò alle industrie del Settentrione il monopolio del mercato meridionale, con la conseguenza di impoverire l'agricoltura.
  • La prima guerra mondiale : con la prima guerra mondiale, il relativo sviluppo del Nord, fondato sull'industria, venne favorito dalle commesse belliche, mentre al Sud, il richiamo alle armi dei giovani lasciò nell'incuria i campi, privando le loro famiglie di ogni sostentamento. A guerra finita, poi fu la borghesia imprenditoriale del Nord a profittare dell'allargamento dei mercati e delle riparazioni di guerra.
  • Il ventennio fascista: Lo Stato fascista era interessato ad allargare il proprio consenso mediante una crescita economica che sostenesse la sua politica espansionistica. A tal fine promosse una serie di opere pubbliche attraverso vari organismi quali l' Istituto per la Ricostruzione Industriale ( IRI) e l'Istituto Mobiliare Italiano ( IMI), per dotare di infrastrutture i territori più depressi del Meridione. Vennero migliorati due porti ( Napoli e Taranto) costruite alcune strade, ferrovie e canali, intrapresa la costruzione di un grande acquedotto ( quello del Tavoliere Pugliese) e soprattutto, ideato un ambizioso piano di bonifica integrale. Tuttavia si trattò di investimenti che soddisfacevano solo in minima parte le esigenze locali con una ricaduta modesta sull'occupazione e distribuiti secondo criteri volti a produrre e consolidare il consenso verso il regime da parte delle popolazioni interessate e nel contempo a non ledere gli interessi di quei ceti latifondisti e piccolo borghesi che costituivano lo zoccolo duro del fascismo nel Meridione. L'industria durante il ventennio fascista, vive al Sud un lungo periodo di stagnazione, rilevabile anche sotto il profilo occupazionale.
  • La II guerra mondiale: Con la II guerra Mondiale le disparità oltre che economiche, furono di carattere politico.Nel 1943 gli alleati stavano preparando lo sbarco in Sicilia per invadere l'Italia, e trovarono un'alleata nella mafia in cambio del controllo civile del Sud.
  • I fondi allo sviluppo del Mezzogiorno: A varie riprese il Governo Italiano destinò fondi allo sviluppo del Mezzogiorno, creando pure un Istituto finanziario, chiamato Cassa del Mezzogiorno per gestirne i flussi. Troppo spesso gli investimenti statali vennero utilizzati male, e troppo spesso servirono a creare stabilimenti industriali da parte dei grandi gruppi pubblici e privati del Nord, in aree mal servite dalle infrastrutture, con una sede dirigenziale situata spesso lontano dagli impianti di produzione e che tuttavia approfittavano degli ingenti capitali pubblici ivi stanziati.
  • Lo shock petrolifero: Da quel momento in poi il dualismo tra Nord e Sud torna a crescere, dopo una inversione di tendenza avuta negli anni 70.
  • Qual'è il dramma del Meridione oggi? E' che nessuno sappia sollevare una Questione Meridionale. Oggi si hanno tante questioni Regionali che non fanno insieme nemmeno mezza questione.

SUD E SPENDING REVIEW

Medesimo livello dei servizi sul territorio?
Spending Review è un termine inglese che significa "revisione della spesa" e nella finanza italiana è stato introdotto da Padoa Schioppa, Ministro nel Governo Prodi. In pratica è l'analisi dei capitoli di spesa dei singoli dicasteri atta ad individuare dove il Governo può "sforbiciare" per risparmiare. La Spending Review avrebbe dovuto portare a risparmiare 3,8 miliardi per il 2012, 10,5 per il 2013 e 11,2 per il 2014. La Spending Review, secondo dati Svimez, ha prodotto e sta producendo, ulteriori disuguaglianze sociali, ampliando il divario tra Nord e Sud. Infatti pur essendo sottoposti i cittadini al medesimo livello di tassazione, al Sud i comuni risultano essere incapaci di fornire gli stessi servizi resi dai comuni del Centro Nord, questo perchè al Sud c'è una spesa più bassa e servizi più scarsi. I comuni al Sud proprio non c'è la fanno ad erogare servizi e prestazioni sociali in linea con il resto del Paese, nonostante gli interventi volti al riequilibrio delle disparità territoriali , finanziati dalle politiche di coesione. La riduzione della spesa dichiara il Governo nel comunicato che illustra i contenuti del D.L. 95/2012 non incide in alcun modo sulla qualità dei servizi erogati dalle P.A. a favore dei cittadini, ma mira a migliorare la qualità e l'efficienza, stimola, così la crescita e la competitività del Paese, in linea con le best practices, europee e con le sollecitazioni degli investitori internazionali. Oggi intanto ad essere sacrificati sull'altare di un'esistenza svuotata da ogni autentica dignità umana, risultano essere ancora una volta i cittadini. I Cittadini del Sud, a cui viene negato quel Principio Costituzionale, che sancisce il medesimo livello dei servizi su tutto il territorio della Nazione. Eppure quell'immagine, quando a Roma, il 27 dicembre del 1947 Enrico De Nicola firma la Costituzione Italiana alla presenza di Alcide De Gasperi e Umberto Terracini e le parole del capo provvisorio dello Stato Enrico De Nicola nella seduta del 15 luglio 1946, auspicavano tutt'altro. " La Costituzione della Repubblica Italiana, sarà certamente degna delle nostre gloriose tradizioni giuridiche, assicurerà alle generazioni future un regime di sana e forte democrazia, nel quale i diritti dei cittadini e i poteri dello stato siano egualmente garantiti."