Questo sito non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n.62 del 07 03 2001. L'autore dichiara di non essere responsabile per i commenti inseriti nei post. Alcune delle foto presenti su questo blog sono state reperite in internet: chi ritenesse danneggiato i suoi diritti può contattarmi per chiedere la rimozione.
sabato 8 febbraio 2014
CONSUMISMO E INDEBITAMENTO DELLE FAMIGLIE
Nel 1916, Wilson fece un discorso agli americani, che aveva più o meno questo significato: fate in modo che le vostre idee e la vostra fantasia, siano esportate in tutto il mondo. Andate all'estero, forti di essere portatori di libertà, e in nome di quella libertà, vendete loro i vostri prodotti. Negli anni cinquanta negli USA, il miglioramento delle tecniche di produzione, parallelamente all'aumento del potere d'acquisto dei cittadini, portò a un notevole aumento dei consumi. Il modello americano andava esportato, per permettere alle aziende americane di vendere i loro prodotti in tutto il mondo. Si incominciò così a vendere merce inutile a persone che fino a quel momento, erano riuscite a vivere, tranquillamente , senza possederle. Il consumismo diventava così il nuovo mediatore universale. Contemporaneamente in Italia il boom economico spingeva sempre più cittadini a conformarsi al modello americano. Nasceva la triade dei consumi. Tutti ma proprio tutti desideravano possedere più alimenti di quanto necessitavano, casa da sogno, vestiti più belli. Si comprava per un proprio status simbol. Un ruolo fondamentale lo giocarono i mezzi di comunicazione, con i loro filmati di educazione al consumo. Nel 1957, infatti in Italia nasceva carosello. Negli anni che vanno dal 60 al 70, i grandi esportatori di petrolio chiudono i rubinetti. La crisi che ne derivò fece indicare a tutti il consumismo , con tutti i caratteri negativi, che oggi ne conosciamo. L'economia si riprese e negli anni 80 nacquero le tv commerciali. Sono gli anni della Milano da bere. IL designer rivoluziona la produzione industriale, sono gli anni degli stilisti, dei pubblicitari degli acquisti fatti per guadagnare nella scala sociale. Nascono i centri commerciali, quali templi del consumo. Le persone acquistano oltre le loro capacità di rimborso. Si compra tutto a rate, telefonini all'ultimo grido, videocamere televisori. Le finanziarie fanno affari d'oro le carte di credito in giro emesse dagli istituti di credito aumentano in modo vertiginoso di numero, le multinazionali riescono a rifilare ogni sorta di prodotto, che vengono acquistati al di là delle loro prestazioni. Così quando arriva la crisi nel 2000, le famiglie italiane, sono già sull'orlo del baratro, essendo già pesantemente indebitate. I beni superflui per anni propinati come utili droghe e materiali con i quali miscelare e comporre efficaci e forti medicine di cui la vita dell'uomo non può fare a meno in realtà sono cose vane, sono tentazioni a cui non corrisponde nessuna necessità. La crisi che stiamo vivendo è figlia del capitalismo finanziario ma è anche conseguenza della mancanza di regole morali e civili. La mancanza di educazione finanziaria spinge tutti ad indebitarsi oltre modo. Serve temperanza, continenza per rinunciare alle cose che i mass-media, le pubblicità, le multinazionali ci riversano innanzi con profusione, l'intelletto ci deve spingere oltre ogni limite e sazietà. Tutti siamo stati inamidati in un meraviglioso conformismo, ci hanno propinato una vita piacevole, l'unica cosa che ci hanno chiesto e di essere un popolo ignorante e indolente, essere cocciuti asini comuni.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento