mercoledì 12 marzo 2014

L' EURO E LE DISUGUAGLIANZE SOCIALI


              Il 10% delle famiglie più ricche possiede quasi la metà della ricchezza totale dei nuclei familiari italiani. Secondo il rapporto della Banca d'Italia, il 10% delle famiglie più ricche possiede il 46,6% dell'intera ricchezza netta delle famiglie italiane ( era il 45,7% nel 2010). L'ultimo rapporto della Caritas, afferma che è aumentato del 20% il numero delle persone, che chiedono aiuto ai centri di sostegno. Testimonia, inoltre che c'è uno squilibrio tra Nord e Sud Italia, in termini di spesa e di interventi per l'assistenza sociale e quindi per la povertà. Nel Sud Italia la povertà è quattro, cinque volte maggiore rispetto al Nord, un divario che non ha corrispondenti in Europa. Il rapporto afferma che si spende di più per contrastare la povertà nelle regioni laddove ci sono meno poveri, e che gli interventi messi in campo per contrastare la povertà al Sud hanno scarsa efficacia. Tutto questo accade mentre premi nobel per l'economia come Paul Krugman, Milton Friedman, Joseph Stigliz e Amartya Sen dicono che l'Euro è stata una scelta infelice. Nel 1999 Paul Krugman afferma : adottando l'euro, l'Italia si è ridotta allo stato di una Nazione del terzo mondo, che deve prendere in prestito una moneta straniera, con tutti i danni che ciò implica. Nel 1998 Milton Friedman avverte : La moneta unica è un Soviet e Bruxelles e Francoforte, prenderanno il posto del mercato. La spinta all'euro, è stata motivata dalla politica, non dall'economia. Sulla stessa strada Joseph Stigliz : Ci sono vantaggi e svantaggi ad avere un grande mercato come l'Europa. Ma se non lo si può riformare, io non credo che sia poi così male tornare alle vostre vecchie monete. Le unioni monetarie spesso durano soltanto un breve periodo di tempo. Ci proviamo, e o funziona o non funziona. Il regime di Bretton Woods è durato trent'anni. Quando succede è un evento, ma succede, ed è possibile. Amartja Sen non ha dubbi sull'euro. L'euro è stata un'idea orribile. Lo penso da tempo. Un errore che ha messo l'economia europea sulla strada sbagliata. Una moneta unica non è un buon modo per iniziare a unire l'Europa. I punti deboli economici portano animosità, invece che rafforzare i motivi per stare assieme. Hanno un effetto rottura, invece che di legame. Le tensioni che si sono create sono l'ultima cosa di cui ha bisogno l'Europa. E' un dato di fatto che l'Euro ha aumentato la forbice delle disuguaglianze sociali.Un dato su tutti, dal 1992 ad oggi il reddito è sceso del 7%. Non è demagogia o populismo dire che l'euro è uno strumento che così come è non funziona.Scopo principale della BCE è quello di mantenere sotto controllo l'andamento dei prezzi, mantenendo il potere d'acquisto nell'area dell'euro. La BCE esercita, infatti il controllo dell'inflazione nell'area dell'euro, badando a contenere tramite opportune politiche monetarie, il tasso di inflazione di medio periodo a un livello inferiore al 2%.Un ruolo analogo di contenimento dell'inflazione è svolto in America dalla Fed, quest'ultima però a differenza della BCE deve contemporaneamente perseguire l'obiettivo del pieno impiego. Non è demagogia o populismo dire che l'euro è stato salvato ben due volte tra il 2011 e il 2012. Quando la BCE ha erogato due finanziamenti di durata triennale Ltro ( Long term refinancing operations) alle banche europee al tasso dell'1%. In quell'occasione la BCE ha erogato ( prendendo titoli in garanzia) circa mille miliardi di euro in tutta Europa : prestiti in parte già rientrati. Come non è populismo dire che essendo il sistema delle banche un sottosistema economico, fornire liquidità alle banche non è significato fornirla al sistema economico, molti istituti infatti hanno utilizzato i fondi per acquistare titoli a breve termine di Paesi a elevato deficit e secondo alcuni analisti di Reuters, i rimborsi sono legati alla scadenza di alcuni buoni del Tesoro Italiano. Tanto è che molti analisti si aspettano che la BCE  faccia una nuova operazione di Ltro, possibilmente vincolando il prestito all'erogazione di credito da parte delle banche. Sic stantibus rebus, senza riforme al sistema, non faranno altro che aumentare la povertà e le disuguaglianze. Servono pratiche e politiche che consentano di sconfiggere le privazioni o di distribuire i beni. Falsa è l'idea, da questo punto di vista che il mercato da solo sia in grado di soddisfare i bisogni.Oggi il tema della lotta alla disuguaglianza è strettamente legato al sistema di welfare e pertanto alle questioni dell'efficacia/efficienza del sistema di istruzione, di cura, di tutela sociale per tutta la vita, al grado di mobilità sociale, alla distribuzione dei redditi alle opportunità di un lavoro decente, alla famiglia, al capitale sociale e alla gestione del territorio, all'abitare e alla sostenibiltà ambientale. All'uopo la moneta euro andrebbe governata in un ottica di promozione economica e sociale, che significa essenzialmente, poter immettere nel sistema tutta la liquidità necessaria per il buon funzionamento dell'economia e fornire i Governi di tutta la moneta che serve per raggiungere la piena occupazione e promuovere servizi fondamentali. Questo significa recuperare vera sovranità monetaria, e lo si può fare o attraverso riforme strutturali della BCE, o uscendo dall'euro per un ritorno alla moneta nazionale. Quest'ultima ipotesi viene scongiurata dai fidelisti dell'euro, che affermano che un ritorno alla moneta nazionale durante una crisi del debito comporterebbe un'espropriazione dei risparmi, un controllo del capitale che distruggerebbe il commercio, una spirale d'inflazione e un isolamento che ammazzerebbe la crescita. Non so su quale pianeta vivono, la catastrofe senza precedenti che loro annunciano, nei fatti è già in atto.

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